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Allegro ma non troppo

C’è un luogo, oltre lo spazio e il tempo, dove tutto vibra all’unisono. Dove ogni entità è parte di una melodia collettiva, perfetta, regolare, eterna. Ma cosa accade quando una sola nota comincia a deviare?

"Allegro ma non troppo" è un racconto astratto e profondamente simbolico che esplora la nascita dell’individualità all’interno di un sistema perfettamente coeso. Ambientato in una quinta dimensione priva di forma e materia, dove il tempo è simultaneo e l’identità non esiste, il testo mette in scena una coscienza che comincia – quasi per errore – a rallentare, a deviare, a non vibrare più come tutte le altre. E da quella frattura infinitesimale nasce la possibilità dell’essere. Lo stile è ritmico, iterativo, musicale. Il linguaggio si fa suono: le parole non raccontano, ma pulsano. La narrazione assume la forma di un mantra che si deforma man mano che la coscienza si emancipa dal tutto. Una sorta di minimalismo narrativo che ricorda tanto la musica contemporanea quanto la scrittura più concettuale di autori come Samuel Beckett o Italo Calvino. I temi attraversano l’interiorità: l’emersione del sé, la tensione tra armonia collettiva e dissonanza individuale, il diritto di esistere senza dover essere riassorbiti. In filigrana si percepiscono echi di Philip K. Dick nel modo in cui la coscienza prende forma come deviazione, come errore fertile, ma anche suggestioni quasi metafisiche, in cui la ribellione non è distruttiva bensì affermativa. Un racconto che si muove tra musica, filosofia e fantascienza, dove il cuore non batte per sfidare, ma semplicemente per dire: esisto. Anche se fuori tempo. Anche se lontano dal coro. Anche se… solo.

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Musiche tratte da "Fairy Tales for Grown up Children" colonna sonora ufficiale del libro "Tutte le favole per bambini cresciuti".

 

Nella Quinta Dimensione, ogni ritmo era perfetto. Fino a quando una nota esitò. "Allegro but Not Too Much" è un esperimento minimalista di spoken word che parla di tempo, deviazione e della bellezza che nasce dal cadere lievemente fuori passo. Un sussurro dissonante da un mondo che conosceva solo l’armonia.

Allegro but not to much

In the Fifth Dimension…

there was only perfect rhythm.

A collective melody…

timeless and eternal.

 

But one note…

hesitated.

Out of time.

A new melody waited.

Allegro… but not too much.

 

They tried to dance together…

but could not.

 

But one note…

hesitated.

Out of time.

A new melody waited.

Allegro… but not too much.

 

They tried to dance together…

but could not.

 

But one note…

hesitated.

Out of time.

A new melody waited.

Allegro… but not too much.

Allegro ma non troppo

Nella Quinta Dimensione…
esisteva solo il ritmo perfetto.
Una melodia collettiva…
senza tempo, eterna.

Ma una nota…
esitò.
Fuori tempo.
Una nuova melodia attendeva.
Allegro… ma non troppo.

Provarono a danzare insieme…
ma non ci riuscirono.

Ma una nota…
esitò.
Fuori tempo.
Una nuova melodia attendeva.
Allegro… ma non troppo.

Provarono a danzare insieme…
ma non ci riuscirono.

Ma una nota…
esitò.
Fuori tempo.
Una nuova melodia attendeva.
Allegro… ma non troppo.

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