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Gemelli

Nel racconto "Gemelli" viene esplorata con lucidità disturbante la frattura tra due adolescenti, fratello e sorella, identici solo per data di nascita ma opposti in ogni altro aspetto. Attraverso una narrazione tesa e spietata, il testo costruisce il dualismo tra il fratello, ragazzo prodigio, amato da tutti e simbolo del successo sociale, e la sorella, giovane emarginata e respinta, il cui mondo interiore è fatto di musica anni ’90, fantasie inconfessabili e una rabbia silenziosa che cova sotto la superficie. Lo stile è asciutto, diretto, quasi cronachistico nel riportare fatti e percezioni, ma attraversato da una tensione narrativa crescente che scivola lentamente dal realismo scolastico alla tragedia interiore. I riferimenti musicali, spesso citati con i testi originali in inglese, non sono meri elementi di atmosfera, ma veri e propri vettori emotivi che accompagnano lo stato mentale della protagonista, tracciando una mappa sonora del suo isolamento e del suo desiderio. Il racconto richiama il cinema di Gus Van Sant, in particolare Elephant, per la capacità di ritrarre il vuoto, la crudeltà quotidiana e il gesto estremo come frutto di una deriva silenziosa. Vi si intrecciano tematiche profonde come la costruzione dell’identità, la violenza di genere, l’esclusione sociale, il desiderio non corrisposto e l’annichilente confronto con un ideale inarrivabile. L’elemento più perturbante non è tanto l’evento centrale, quanto il modo in cui esso si sviluppa come esito quasi naturale di un accumulo inascoltato, un’escalation di marginalità che nessuno ha voluto vedere. "Gemelli" è una riflessione estrema e disturbante sul rifiuto e sulla disperazione, narrata con una freddezza quasi documentaristica che amplifica il senso di inevitabilità.

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Musiche tratte da "Fairy Tales for Grown up Children" colonna sonora ufficiale del libro "Tutte le favole per bambini cresciuti".

 

Una ragazza cancellata, un amore negato, un silenzio che finalmente si rompe. "No one saw her" è una ballata spoken-word dal tono cupo che cammina sul confine tra desiderio e violenza, tra invisibilità e dominio.

No one saw her

She wore the same coat every day,

Headphones on, hiding in the sound.

They whispered when she passed—

But no one asked. No one saw.

 

She loved him.

Wrote his name in red ink—

But he belonged to her brother.

And she knew.

“No one sees me… but I sing…”

“No one hears me… but I breathe…”

They called her names.

Stole her music. Broke her skin.

She walked home with silence

burning beneath her clothes.

Then the sounds from upstairs—

Laughter. Breathing.

She opened the door.

And saw them. Together. Naked.

“No one sees me… but I feel…”

“No one needs me… but I kneel…”

She didn’t scream.

She didn’t cry.

She picked up the trophy,

And shattered the lie.

 

Blood on her hands,

But her heart was quiet.

She laid beside him,

Whispered,

“Now you’re mine.”

“He can’t see me… but I’m near…”

“He won’t leave me… not from here…”

“And still I sing… and still I stay…”

“Forever now, he’s mine… my way.”

Nessuno l'ha vista

Indossava lo stesso cappotto ogni giorno,
le cuffie addosso, nascosta nel suono.
Sussurravano quando passava —
ma nessuno chiedeva. Nessuno vedeva.

Lei lo amava.
Scriveva il suo nome con l’inchiostro rosso —
ma lui apparteneva a suo fratello.
E lei lo sapeva.

“Nessuno mi vede… ma io canto…”
“Nessuno mi sente… ma io respiro…”

La chiamavano in tutti i modi.
Le rubavano la musica. Le rompevano la pelle.
Tornava a casa nel silenzio
che bruciava sotto i vestiti.
Poi i suoni dal piano di sopra —
risate. Respiri.
Aprì la porta.
E li vide. Insieme. Nudi.

“Nessuno mi vede… ma io sento…”
“Nessuno mi vuole… ma io mi inginocchio…”

 

Non urlò.
Non pianse.
Prese il trofeo,
e frantumò la bugia.

 

Sangue sulle mani,
ma il cuore era quieto.
Si sdraiò accanto a lui,
sussurrò:
“Ora sei mio.”

“Lui non mi vede… ma io sono qui…”
“Lui non mi lascerà… non da qui…”
“E ancora canto… e ancora resto…”
“Per sempre ormai, è mio… a modo mio.”

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