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Sogno o son desto?

"Sogno o son desto?" è un racconto introspettivo e malinconico che si muove sul confine sottile tra realtà e immaginazione, tra infanzia e maturità, tra assenza e desiderio. La voce narrante, con una prosa riflessiva e stratificata, rievoca l’antico gioco del fantasticare da bambino: abitare la realtà come fosse sogno, sentirsi unico regista di un mondo costruito a propria misura. Ma con il passare del tempo, quel gioco si trasforma, e il sogno si carica di nostalgia, di rimpianto, di distanze non colmate.

Lo stile è onirico e fluido, con momenti che richiamano autori come Calvino, Ballard o Le Guin più che Dick, anche se la riflessione sul sogno come costruzione mentale e sulla possibilità che la realtà sia abitata da figure generate dalla memoria altrui conserva un’evidente impronta dickiana. Il testo esplora temi come l’identità soggettiva, l’elaborazione della perdita, il potere mnemonico del desiderio e la possibilità — forse illusoria — di rincontrare qualcuno attraverso le pieghe della fantasia, dei sogni, o delle vite altrui. Un racconto poetico e inquieto, dove la visione infantile del mondo come sogno personale diventa la chiave per sopravvivere alla frattura del presente.

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Musiche tratte da "Fairy Tales for Grown up Children" colonna sonora ufficiale del libro "Tutte le favole per bambini cresciuti".

 

E se tu fossi reale solo nel sogno di qualcun altro? "Where dreams begin again" è un brano alt-pop onirico che esplora i temi dell’identità, della memoria e del desiderio che riecheggia attraverso vite parallele.

Where dreams begin again

Every day he passes through eyes,

a flash, a glance —

someone sees him.

Light reflects,

bounces up,

etches him in memory.

If he could slip into their dreams,

float in the fog between thoughts,

would he find her there?

Dream—dream—dreamlight spin!

Click-clack-pulse within.

He dives—he hides—he bites—

ignite ignite ignite!

Don’t say his name…

He crawls through the murky vault,

a swamp of sights and names,

pushing past the faces

just to reach the shape of her.

If he could move through every mind,

touch every whisper in their sleep,

would she feel him there?

Dream—dream—dreamlight spin!

Click-clack-pulse within.

He dives—he hides—he bites—

ignite ignite ignite!

Don’t say his name…

He would give up form,

become reflection,

a flicker on closed eyelids.

He would wander,

soft and silent,

until one dream lets her in.

Dream—dream—dreamlight spin!

Crack—flash—burning skin.

No name—no place—no end—

ignite ignite ignite!

He’s in the dream…

Don’t say his name…

Dove i sogni ricominciano

Ogni giorno attraversa gli sguardi,
un lampo, una occhiata —
qualcuno lo vede.
La luce riflette,
rimbalza in alto,
lo incide nella memoria.

 

Se potesse scivolare nei loro sogni,
galleggiare nella nebbia tra i pensieri,
la troverebbe lì?

 

Sogno—sogno—giro di luce!
Click-clack—impulso che vibra.
Si tuffa—si nasconde—morde—
accendi accendi accendi!
Non dire il suo nome…

 

Striscia nella volta torbida,
una palude di volti e nomi,
spingendo via i visi
solo per raggiungere la sua forma.

 

Se potesse attraversare ogni mente,
sfiorare ogni sussurro nel sonno,
lei lo sentirebbe lì?

 

Sogno—sogno—giro di luce!
Click-clack—impulso che vibra.
Si tuffa—si nasconde—morde—
accendi accendi accendi!
Non dire il suo nome…

 

Rinuncerebbe alla forma,
diventerebbe riflesso,
un tremolio su palpebre chiuse.
Vagherebbe,
morbido e silenzioso,
finché un sogno non la lascerà entrare.

 

Sogno—sogno—giro di luce!
Crack—lampo—pelle che brucia.
Nessun nome—nessun luogo—nessuna fine—
accendi accendi accendi!
È nel sogno…
Non dire il suo nome…

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