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I miei commenti - "A sud di nessun nord" di Vieri Peroncini e Antonello Bifulco

  • Immagine del redattore: Nicola Vazzoler
    Nicola Vazzoler
  • 27 ago 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 13 set

“Ho fatto il caffè

Il cane ha cagato

E anche per oggi

Il mio posto nel mondo

Me lo sono guadagnato”


È per lo più consolidato che l’essere umano nell’arco della sua vita si ponga domande: dalla tenera età fino alla fine della sua esistenza.


Da piccoli ci poniamo domande piuttosto pratiche per capire dove siamo, chi sono gli altri, cosa sono le cose che ci circondano, in sintesi per capire il contesto più prossimo. E in questo, nei casi più fortunati, siamo supportati dalle famiglie che in un modo o nell’altro cercano di dare risposte ai mille perché.


Viene poi una fase complicata, che può anche mai finire, in cui, in contrasto con tutto e tutti, cerchiamo di capire chi siamo noi veramente e quale può essere il nostro posto nel mondo, un mondo che pare essere ancora troppo complicato per essere compreso e con esso interagire in modo semplice. Ed ecco le sperimentazioni, i contrasti con chi ha risposto in passato ai nostri perché, con la società tutta e le sue regole. Posso cambiare questo mondo che non comprendo e che mi comprende, che non mi permette di essere “compreso”.


Arrivano poi gli anni in cui pensiamo di aver capito il mondo che ci circonda, consci del tempo che passa e colmi di una esperienza e di una memoria che ci possono venire in aiuto. Ma in fondo l’essere umano, nonostante tutto, continua a porsi domande sempre più articolate, anche pericolose, e talvolta capaci di inceppare quel meccanismo utile per darsi una sana risposta. Cosa sono? Come sono arrivato ad essere quello che sono? Era quello che volevo per me stesso anni fa? Chi mi circonda? In che società viviamo? Sto bene qui? Sto bene la? Sto bene con te? Sto bene con me stesso? Mani sulla testa e via di interrogativi personali che sono per lo più condivisi da molti, da tanti nostri simili.


La maggior parte tiene le domande per se e prova a darsi risposte nella propria solitudine o con la complicità dei conoscenti. Altri invece, assecondati da Calliope, trasformano queste domande in poesia, non con lo scopo di dare o darsi risposte ma piuttosto per dimostrare quanto gli esseri umani siano banalmente simili tra loro, come simili sono le domande che si pongono. Ma è proprio questo il compito dell’arte sbatterci in faccia la realtà delle cose.


Il libello di Vieri Peroncini e Antonello Bifulco (edito da Qudu Libri) mi ha trasmesso questa sensazione e l’idea che i miei problemi sono anche i tuoi, o i loro, senza darmi speranza di risposta fra poesie che mi hanno fatto sorridere e altre invece sprofondare nella riflessione.


Ma dopotutto, perché stiamo qui a farci domande? “La mer*a è allegoria, alleluja. Ma se vivete spingendo avanti a voi una palla di merd*a per tutta la vita, e non siete uno scarabeo stercorario, io due domande me le farei”.

 
 
 

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