I miei commenti - "La frontiera inaspettata" di Luisa Contin
- Nicola Vazzoler
- 8 lug 2022
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 13 set
Ho letto il libro “La frontiera inaspettata” di Luisa Contin edito da Gaspari Editore.
Non mi soffermerò sulle importanti vicende raccontate nel volume con un fare sapiente che nasconde, nemmeno troppo implicitamente, la passione per la ricerca e per le storie, grandi e piccole, del nostro territorio, la bassa friulana.
Qui voglio solo restituire la capacità di Luisa di far riemergere memorie di fatti non vissuti direttamente ma tramandati di generazione in generazione nella mia famiglia.
La frontiera di cui si parla nel libro subì nel secolo scorso repentini ed improvvisi cambiamenti con effetti certi e intenzionali sugli equilibri nazionali ma, soprattutto, una miriade di ricadute sulla popolazione locale che ne subì direttamente le conseguenze. Una miriade di storie personali e familiari che con quella frontiera, confine, limite, ebbero improvvisamente e inaspettatamente a che fare.
E qui si inanellano i ricordi di famiglia che si fondono con i fatti della grande storia, i due conflitti mondiali.
Il mio bisnonno Caovilla di Belvedere, e i suoi fratelli, allo scoppio della prima guerra mondiale vennero deportati in un campo di concentramento vicino Vienna perché italiani residenti in territorio Austriaco. L’estratto del suo diario per me è sempre fonte di riflessione: “Partiti da casa il 22 maggio alle ore 8 di sera. Venuti via come tre agnellini in mezzo ai soldati, come i più grandi malfattori della terra, senza ad aver fatto alcun male, e senza poter dare il saluto della partenza ai nostri cari genitori e fratelli e sorelle e moglie e due teneri figli, lasciati nei più aspri e lunghi momenti. E che dolorosa partenza, nel tempo non ci eravamo mai allontanati dalla nostra paterna casa".
Mio nonno Ernesto Vazzoler partito a piedi con la famiglia da un Veneto povero per trovare nuove possibilità di lavoro e di vita, sempre a Belvedere. Durante il secondo conflitto mondiale fu uno dei tanti giovani uomini mandati in Grecia a combattere una guerra che non gli apparteneva e dopo la firma dell’armistizio fu messo in un treno merci e portato in un campo di concentramento.
Dopo un lungo e faticoso viaggio: i giorni passati a scavare fosse per chi cadeva morto vicino a lui; l’amicizia con il borgo mastro che lo portò a lavorare a casa sua strappandolo dal quel macabro spettacolo; l’arrivo delle forze alleate; il ritorno a casa a piedi senza mezzi. La forza e la tenacia del corpo umano, la sua voglia di vivere.
Ringrazio Luisa per questo suo libro che mi ha concesso di ricordare e raccontare queste storie, queste memorie.
Non dimentichiamo mai chi siamo stati.




Commenti